Eccomi qua, a scrivere dalla mia nuova fantastica camera a
Moose Jaw, Saskatchewan.
Sono qui solo da un giorno (o forse due: grazie, jet lag),
ma è tutto, tutto diverso!
Ma cominciamo dall’inizio, ovvero, dall’aereo.
La tratta Malpensa-Dusseldorf è stata normale, ma sono quasi
morta durante Dusseldorf-Toronto. Non che l’aereo andasse male, ma più di sette
ore di viaggio non sono una passeggiata. Specialmente se capiti nel sedile in
corridoio vicino al bagno dell’Economy.
Però alla fine non è stato male (certo, lo dico adesso
perché ormai è passata), anche perché ho conosciuto un’exchange student
Ungherese. La parte peggiore è stata decisamente il “cibo”.
La pasta, anche se un po’ di gomma, non era malaccio, ma poi
è arrivato l’orrore: la “pizza”.
Ora, lo so che i pasti in aereo non sono mai dei migliori,
ma capiamoci: non puoi chiamare “pizza” un panino caldo con sopra una specie di
Philadelphia e del fac-simile di carne non ben identificata.
Loro dicevano fosse pollo: per quel poco di cui sapeva, sembrava
tacchino.
Anyway, incredibilmente, a Toronto, per il visto, è andato
tutto bene: ma sorridono tutti! Seriamente, in Italia non è difficile trovare
persone scorbutiche a cui vorresti spremere un limone in faccia. Qui, no. Ma
proprio per niente, ce ne fosse stato uno senza un sorriso stampato in faccia!
Ecco, per contro, adesso mi fanno male le guance da quanto
ho dovuto sorridere anch’io per paura che qualcuno si offendesse se mostravo
meno di venti denti.
In ogni caso, penso di aver battuto un record: prima figura
di merda, aeroporto.
Sì, perché ho dovuto ritirare il mio bagaglio (che non
sapevo di dover ritirare), e mentre lo stavo mettendo sul nastro trasportatore,
mica inciampo sul tipo che controllava le valigie? Ma non è tutto. Scusandomi,
indietreggio: mica inciampo sulla tipa dietro di me?
Ovviamente, nessuno si arrabbia, ma si mettono tutti a
ridere, perfino i colleghi del tipo!
Io, tanto non mi conosce nessuno, mi metto a ridere, e dato
che ormai ero diventata un peperone, un amico del tipo fa “Look at you!”
Yes, and then I run like hell to the gate.
Dove ovviamente incontro altre persone gentilissime, perché
se in Canada non rivolgi almeno cento sorrisi al giorno ti senti in colpa.
Non c’è bisogno di dire quanto io trovi adorabile questa
cosa.
L’ultimo volo, quello per Regina, è stato il peggiore.
Appena salita, ero tutta un “Ommioddio com’è piccolo questo aereo! Che carino!”
Carino sto c****.
È stato talmente bumpy (ma gli hostess sono stati gentili ad
avvertirci, tanto per cambiare) che ho quasi vomitato le delizie servitemi sul
secondo volo. Fortunatamente la tipa vicino a me è stata paziente, e non si è
fatta prendere dal panico dal fatto che una sedicenne fosse quasi sul punto di
vomitarle addosso.
Una volta a Regina, ho incontrato i miei host parents, Neil
e Sandra.
Dire che sono simpatici è poco: sono pazzi (but in a good
way), gentilissimi (strano) e ridono sempre.
Ieri ho dato loro i regali, e li ho dati anche a Krusty e
Cecil, i loro due gatti.
Potrei scrivere un papiro su quelle due palle di pelo!
Krusty è arancione (sì, arancione) ed
il più vecchio, infatti detesta giocare: immaginate il suo sguardo quando gli
ho lanciato un giochino.
Cecil è il più giovane, ma è enorme. E fluffy. La sua
caratteristica principale è di essere fluffy.
È talmente pigro che a volte non raggiunge nemmeno la sua ciotola del cibo, ma
allunga la zampa per avvicinarla.
Krusty, invece, elemosina cibo ad ogni pasto.
Non sono neanche gli unici animali che hanno! Ufficialmente,
hanno Chocolate, un coniglio, e hanno informalmente adottato una volpe che
vuole mangiarsi Krusty e Cecil, ed un altro coniglio selvatico, nonché due rane
ed un pesce, che vivono nello stagnetto in giardino.
Il giardino è bellissimo, ma non oso immaginare cosa
diventerà in inverno. Ora ci sono un sacco di fiori, dato che a Sandra piace il
giardinaggio, ma mi hanno già avvertito che la neve dura sei mesi.
Sei mesi.
Il massimo che abbia mai visto a Lovere è stato forse di sei
giorni!
Andrea sarà qua il 30, ma nel frattempo mi hanno già dato
delle regole: perlopiù sono normalissime, ma ce ne sono due che mi hanno fatta
sbellicare e che fanno ridere anche loro:
- Don’t swim in the river;
- Don’t touch the guns;
Sì, perché Neil va a caccia ed ha bullets sparsi
dappertutto, motivo per cui non posso invitare gli amici a casa (non che qui ne
abbia ancora, sono appena arrivata!).
Ha anche un sacco di chitarre elettriche, che però non sa
suonare.
Ah, e poi la figata, la figata suprema.
Ladies and Gentlemen, may I proudly present you, the Sgt’s
Peppers Lonely Hearts Club Band!
Okay, per farla breve, mi ha regalato il disco originale,
con tanto di foglio con baffi e tutto.
Per chi non lo sapesse, vale un sacco, ma col cavolo che lo
vendo.
Me l’ha dato perché:
1) è gentilissimo ed è un grande;
2)
non gli piacciono i Beatles (e per la prima volta questo volge a mio favore);
3)
qui non vale niente;
Non sto scherzando, qui potrei venderlo e ricavarci solo due
dollari: ma siamo fuori??
Cooomunque, passiamo alla casa: loro dicono che è piccola, a
me piace così. In particolare, adoro la mia camera.
Avete presente quelle con il tetto inclinato che si vedono
nei film? Quella.
È uguale, e non c’è niente a parte un letto, un cassettone,
e tre mensole.
Mi sto chiedendo come faccio ad adorare un camera così.
Però ha la finestra sulla stazione dei treni, che è un’altra
figata, perché di stazioni così non ce ne sono dove abito! Sono praticamente
tutti treni merci, e mi fanno venire in mente i vagabondi.
Ho intravisto anche una cantina che sarebbe perfetta per un
film dell’orrore, no jokes.
Mi hanno anche fatto dei regalini, ma ieri sera ero talmente
fusa che li ho notati solo stamattina!
- Una tazza con l’inno del Canada
- Una penna con disegnate delle foglie d’Acero;
- Due spille;
- Un portachiavi con un castoro;
- Una torcia;
- Una bandierina;
- Uno scrapbook;
- Un dizionario;
- Un orologio;
- Una cosa strana che profuma i capelli;
Ah, a proposito del dizionario: avrei dovuto notarlo prima,
onde evitare la figura di merda a cena (hot potato, carne alla griglia e pane all’aglio/burro:
qualcosa mi dice che ingrasserò).
Neil mi fa “Would you like some juice?”.
Io rispondo “No, thanks, but can I have some of that iced
tea?”.
Al che tutti e due scoppiano a ridere.
Ora, da brava italiana, il succo è juice ed il tè è tea. Come
potevo sapere che loro intendono la stessa cosa?
Oh, be’, mi sono messa come al solito a ridere e loro non
hanno smesso un attimo di prendermi in giro.
Adorabili.
Comunque, non ho ancora realizzato cosa sta succedendo.
Ieri, la cosa che mi ha colpita di più è stata la strada da Regina a Moose Jaw:
una sola curva, per il resto tutta dritta, e con solo campi attorno. Forse un
accenno di collina nana qualche volta, ma niente di più, tant’è che dopo 30 km
si riusciva ancora a vedere perfettamente l’aeroporto!
Comunque, dato che ormai ho scritto anche troppo, anche se
sono sicura di essermi dimenticata almeno un milione di cose, concludo dicendo
che non potrei essere più felice di essere finita proprio qui, a Moose Jaw, e
che non vedo l’ora di abituarmi a questo dannatissimo jet leg.
Bye bye!